

Precarietà economica, disgregazione sociale, solitudine.
È quanto si può leggere tra le righe della ricerca appena presentata a Torino dal gruppo Abele; che ha indagato il rapporto tra gli anziani e il gioco d'azzardo, stabilendo come, in Italia, un over 65 su tre sia un giocatore patologico o sia sulla strada per diventarlo . Promossa dall'Auser e condotta dai ricercatori del Gruppo Abele su un campione di mille individui sopra i 65 anni, provenienti da 15 regioni italiane, la ricerca ha rilevato come il 70 per cento degli intervistati avesse giocato d'azzardo almeno una volta nell'anno precedente: più della metà di questi ultimi, il 56 per cento, lo fa abitualmente, ma con comportamenti che finora non hanno mai portato rilevanti problemi economici, legali o di salute nella loro vita. C'è però un 14,5 per cento che presenta abitudini fortemente a rischio; mentre per un altro 16,5 per cento il gioco rappresenta un problema di gravità elevata.
In altre parole, per l'appunto, in Italia un anziano su tre ha un problema di gioco patologico: il che, semplificando ulteriormente, implica il crescere di usura, debiti, marginalità sociale, rischio di comportamenti illegali, fino ad arrivare all'autolesionismo. "Non è raro - ha dichiarato don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele, durante la presentazione dei dati - che situazioni del genere possano condurre al suicidio. Per questo abbiamo scritto nel titolo della nostra ricerca che 'L'azzardo non è un gioco'. E questo concetto ora dobbiamo martellarlo nella testa di qualcuno: dobbiamo chiedere alla politica di fare fino in fondo la propria parte, fino a diventare, se necessario, una spina nel fianco dei nostri politici".
Il gioco d'azzardo, in effetti, non è un affare trascurabile in Italia, che attualmente si colloca terza nella lista dei paesi dove il gioco è più diffuso: da questo tipo di attività, il nostro Stato incassa mediamente tra gli 8 e i 9 miliardi di euro ogni anno. Secondo il rapporto "Azzardopoli 2.0", in Italia sarebbe all'incirca 800 mila i giocatori cosiddetti "problematici": "ma - spiega la ricercatrice Francesca Rascazzo, che ha condotto l'indagine presentata oggi - non è dato sapere quanti di questi abbiano più di 65 anni, dal momento che, se si escludono i dati relativi ai giovani, finora non sono mai state rilevate le percentuali rivestite dalle singole fasce anagrafiche". Quel che è certo, stando allo studio del Gruppo Abele, è che le ludopatie riguardano un terzo degli over 65. "Ciò accade - spiega Enzo Costa, presidente nazionale dell'Auser - perché la nostra società è divisa in soggetti forti e soggetti deboli, e gli anziani rientrano senza dubbio in quest'ultima categoria. L'anziano è un soggetto terribilmente vulnerabile, ed è purtroppo il target ideale per il gioco".
Secondo Costa, è sul terreno della crescente disgregazione delle reti sociali che il gioco d'azzardo germoglia tra le fasce anagrafiche più avanzate: "il primo strumento per intervenire sul problema - prosegue il Presidente - è andare a colmare quel deficit di luoghi di socializzazione che isola sempre di più queste persone. Oggi si va nelle sale scommesse anche per poter ammazzare il tempo o per incontrare qualcuno, allo stesso modo in cui una volta si andava al bar a giocare la schedina del Totocalcio. È per questo che l'Auser ha trasformato tutte le sue sedi in circoli culturali, mettendo in piedi attività come i corsi dell'Università popolare, che sono gratuiti e spesso vengono attivati su espressa richiesta dei nostri utenti".
Non a caso, più del 90 per cento dei giocatori intervistati è composto da pensionati, un quarto dei quali vive in totale solitudine, senza moglie ne figli.
"Gli anziani, e in particolar modo i pensionati - spiega Leopoldo Grosso, vicepresidente del Gruppo Abele - sono soggetti d'elezione per truffe e raggiri, proprio per il loro bisogno di contatto umano, oltre che per la disponibilità di tempo e denaro: paradossalmente, per questo mercato, anche un individuo che percepisce una pensione minima è più appetibile di un imprenditore, i cui introiti possono essere maggiori ma non altrettanto costanti nel tempo".
"Il problema - gli fa eco Costa - è che lo stato italiano non sembra abbia intenzione di far nulla per prevenire seriamente il gioco. Oggi l'Inps permette addirittura di effettuare la cessione del quinto anche sulle pensioni più basse, per sottoscrivere finanziarie o rateizzazioni; quasi si volesse invogliare gli anziani a indebitarsi. Lo stato inoltre, tassa paradossalmente più il volontariato che il gioco d'azzardo, che è notoriamente connesso al sottobosco mafioso, come nel cado delle slot. E neanche una minima parte del gettito prodotto da queste attività viene utilizzato per attività di prevenzione o recupero delle ludopatie: al contrario, oggi nelle scuole superiori capita addirittura che arrivino dei signori mandati dallo stato per spiegare ai ragazzi che quando giocano d'azzardo devono farlo per vie legali".
Ma esistono degli efficaci strumenti per aiutare gli anziani colpiti dalle ludopatie? "Il percorso terapeutico - conclude Grosso - è analogo a quello utilizzato per altre forme di dipendenza, solo con alcune specificità: in primo luogo, trattandosi di persone anziane, bisogna tener conto che si parla spesso di soggetti già assillati da problemi di varia natura: bisogna lavorare in primo luogo sul recupero o sul rinsaldamento della rete sociale e affettiva di riferimento, composta da soprattutto dai familiari e dalle reti amicali; ai quali si chiede un'assunzione di responsabilità rispetto a quei comportamenti che hanno portato alla dipendenza: quando siamo intervenuti, ci è capitato spesso di trovare molto lassismo nelle famiglie, il che è decisamente deleterio. Bisogna inoltre tener conto del fatto che parlare di gioco d'azzardo significa spesso trovarsi di fronte a situazioni di indebitamento o di vero e proprio strozzinaggio: il grande alleato della terapia sono in questi casi le associazioni di lotta all'usura, che intervengono per la rinegoziazione e la rateizzazione del debito, denunciando, dove necessario, eventuali illeciti". (ams)
Fonte: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/455647/Anziani-e-gioco-d-azzardo-e-la-solitudine-il-vero-nemico