

Più fiocchi azzurri che rosa, ma per la prima volta negli ultimi anni non si è arrivati a quota 4.995 nuovi nati in Trentino, contrro i 5.102 dell'anno scorso. Era dal 2007 che non si scendeva sotto quota 5 mila. E così anche i nidi degli ospedali sono in crisi. La flessione non è stata avvertita al S.Chiara di Trento e a Cles, mentre si è sentita molto al S.Camillo, ad Arco, Cavalese, Tione. In flessione pure Rovereto, dove i numeri era in costante crescita da molti anni. In ulteriore crescita, soprattutto nei centri principali, la percentuale di bambini stranieri, praticamente uno su quattro. Al S.Chiara rappresentano il 23,5 per cento e a Rovereto il 25,58 per cento. Dunque: la natalità tiene grazie agli immigrati, che in Trentino sono circa il 10 per cento.
Neonati e neomamme assieme 24 ore al giorno
Le mamme che da qualche settimana hanno partorito al Santa Chiara e quelle che frequentano i corsi di preparazione alla nascita la novità la conoscono già. Nel reparto di ostetricia del Santa Chiara il «rooming in», ossia il fatto di tenere il bimbo nella propria stanza 24 ore su 24 e potersi così occupare subito di lui, non è più solo una possibilità, ma una prassi. In pratica, la consegna dei bambini al nido, sia durante il giorno che di notte, è limitata a pochi casi. In linea generale, in base alla nuova organizzazione, i bambini rimangono sempre nelle stanze con le loro mamme. Nelle stanze vengono allattati, cambiati e sempre nelle stanze riposano fino a quando possono andare a casa. In due delle stanze dove prima c'erano sei letti, ne è stato tolto uno ed è stato posizionato un fasciatoio e un nuovo lavandino proprio per facilitare le mamme. «Una novità - spiega il primario Emilio Arisi - dettata da due ragioni. Innanzitutto è una questione logistica. Il nido stava scoppiando per il gran numero di neonati che vi affluivano e c'era la necessità di consegnare maggiori spazi alla terapia intensiva o sub-intensiva neonatale, che è sempre a corto di posti. Inoltre c'è la questione del baby friend hospital, ossia l'ospedale amico del bambino che prevede appunto il rooming in per favorire da subito il rapporto mamma bambino. Studi dimostrano che più mamma e neonato stanno insieme, vicini, e più è facile l'allattamento, ma anche l'involuzione dell'utero e molte altre questioni pratiche e psicologiche». Arisi ci tiene a precisare che, ovviamente, la presenza dei bambini accanto alle mamme di giorno e di notte non vuol dire, di fatto, che queste si debbano arrangiare a fare tutto. «È stata prevista una nuova organizzazione con ostetriche e puericultrici che si muovono nelle stanze», dice. Naturalmente il nido rimane aperto per le donne con problemi o per quelle che hanno avuto un parto cesareo. Per loro è garantito il nido, almeno per la prima notte, il tempo che raccolgano un po' di forze e riescano ad alzarsi dal letto. Tutto secondo le più avanzate idee in tema di maternità, dunque, ma il reparto, benché l'ospedale faccia di tutto per diventare amico del bambino, è strutturalmente inadeguato. A parte il personale che si fa in quattro per cercare di ovviare ai disagi, dal punto di vista logistico la situazione è davvero problematica. E la novità del «rooming in» ha, se possibile, complicato anche più le cose. Bellissimo pensare ad un bambino che da subito può stare vicino alla sua mamma, che lo accudisce e lo coccola fin dal primo momento. Nella realtà del S. Chiara, però, le cose sono complicate dal numero di pazienti presenti per ogni camera. Cinque in quelle con il nuovo sistema, il che vuol dire che di notte non si chiude occhio perché almeno un neonato su cinque sta piangendo. Poi naturalmente ci sono i problemi di allattamento e quindi l'ostetrica o la puericultrice vengono a dare consigli alla mamma. Di giorno, poi, difficile pensare a momenti di pace con parenti che arrivano a tutte le ore e spesso anche in numero consistente. Le tante straniere che partoriscono al S. Chiara sono una realtà e spesso tra le loro usanze c'è quella di una massiccia presenza di parenti e figli accanto alla madre. Questo comporta spesso stanze piene nonostante il personale cerchi il più possibile di far entrare una visita per volta e comunque di mantenere il massimo della tranquillità per mamme e neonati.
Il S.Chiara è un ospedale amico del bambino
Conclusa la prima fase del percorso per l'accreditamento "Baby Friendly Hospital" (Ospedale amico del bambino) all'ospedale Santa Chiara di Trento. Si tratta di un'iniziativa internazionale dell'Unicef e dell'Oms per promuovere, proteggere e sostenere l'allattamento materno e la corretta alimentazione infantile. Nei giorni scorsi - informa l'Azienda sanitaria di Trento - è stata compiuta una visita da parte dei valutatori dell'Unicef che hanno consegnato la certificazione ufficiale.Il percorso per il riconoscimento dell'ospedale Santa Chiara come "Baby Friendly Hospital" prevede un insieme di interventi integrati di informazione e sostegno ai genitori (10 Passi) e il rispetto del Codice Oms sui sostituti del latte materno. La valutazione appena conclusa - precisa l'Azienda sanitaria - ha verificato che la politica e tutta la documentazione prodotta dal gruppo di progetto, costituito da operatori dell'area materno-infantile dell'ospedale e del territorio e coordinato dalla dottoressa Anna Pedrotti, e relativa alla formazione degli operatori, alla informazione delle donne in gravidanza e delle madri e al rispetto del Codice Oms, è coerente con il raggiungimento degli standard previsti dal progetto, che verranno valutati nelle fasi successive. L'accreditamento avverrà nell'arco di 24-36 mesi. Attualmente in Italia sono solo 23 gli ospedali riconosciuti "amici dei bambini".
Fonte: l'Adige, Trentino