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Ecco il mondo disegnato dai bambini

Una società basata sulla pace e sulla gioia. Così la vedono i giovani partecipanti al concorso promosso dall’Unione Europea. Perché “nella vita possiamo diventare quel che vogliamo”.

Disegnare un mondo più equo e solidale, dove donne e uomini possano godere degli stessi diritti. È l’idea del concorso europeo Gender Drawing Competition: oltre 40 mila bambini tra gli 8 e i 10 anni - di ogni parte del pianeta hanno partecipato inviando i loro lavori. «Volevamo contribuire al cammino per l’uguaglianza» racconta l’inventore del premio, Aristotelis Bouratsis «sensibilizzando le generazioni future all’importanza del rispetto e dell’accoglienza dell’altro e del diritto di ognuno a non essere discriminato». Siamo sempre più abituati a pensare all’Unione Europea come a un istituzione un po’ insignificante, ma in questo caso il coro è unanime e la voce, seppur "bassissima", è unica.

Nonostante molti dei ragazzini siano cresciuti in contesti terribili di guerre e carestie come Afghanistan, Algeria, Repubblica Centrafricana e Zimbabwe, quello che emerge dagli schizzi è una donna, una mamma, che vede riconosciuto il proprio principio di parità ed è in grado di competere su fronti sempre più diversi con i colleghi maschietti. L'immaginazione si scontra però con una realtà ben diversa, ancora troppo sessista: del miliardo e 300 milioni di persone che vivono in condizioni di povertà, il 70 per cento sono donne, che - nonostante siano le più scolarizzate - restano anche tra le più penalizzate sul mondo del lavoro.

I bimbi africani e asiatici ritraggono le donne sempre in contesti di vita rurale e contadina, mentre i giovani creativi mediorientali le raffigurano a difendere le ingiustizie del mondo o in trincea contro le guerre. Chi ha una visione più distaccata, rilassata e sognatrice sono i bimbi caraibici e messicani. Tra loro spicca l'albero della vita di Mitzi Yazmin Cancino Huerta, del Colegio Galileo Galilei in Messico. La baby-artista sulla sua opera scrive: «I bambini sono i semini che un giorno, crescendo, diventeranno in modo paritario uomini e donne in un mondo più giusto, il pianeta in cui io voglio vivere». E ancora Deleth Charles, della Melville Memorial Girls School di Trinidad Tobago fa uno schizzo con ragazzi e ragazze che crescono come un albero e che insieme creano un mondo migliore in cui nessuno rinuncia ai propri doveri (scuola e lavoro) né ai momenti più scanzonati (lo sport, giocare a racchettoni, la danza). «In queste tempere» spiega Anty Pansera, docente di Belle Arti a Brera e presidente della facoltà del Design all'Isia di Faenza «c'è molto cromatismo che esprime un grande senso di gioiosità ed armonia, ma anche tante contraddizioni».

Per l'israeliana Sagi Knafi della School Naomi Shemer, ad esempio, il pianeta è talmente malato che anche i marmocchi sono chiamati in modo paritetico a curarlo come possono con cerotti e sciroppi, mentre i nordafricani non dimenticano la condizione delle loro mamme, delle donne velate che li hanno allevati in casa. Imene Moulakikmin, della scuola algerina El aarbi Ben Mhidi, scrive a matita sulla sua opera: «L'uguaglianza tra i sessi è un obbligo» sia quando una donna vota indossando il velo, che quando cammina per strada o è a casa con marito e figlio. «Quello che i bimbi vedono, dicono o disegnano» osserva la giornalista e scrittrice Carlotta Misnetti Capua, autrice di Come due stelle nel mare dedicato proprio a un incontro con quattro bimbi afghani, «è sempre più vicino alla verità, perché la loro è pura intuizione, senza comprensione». La parola "pace" ricorre nei Paesi come il Kosovo. Nel quadro di Idrin Hajrullahu, un ragazzo dice: «Amo il mondo sorridente»; la ragazza risponde: «E io amo le persone felici e in pace». Sotto i loro piedi un pianeta pacioso e sereno li guarda sorridente ruotando su se stesso.

«I bambini sono degli illuminati » continua Misnetti Capua, «hanno una capacità di percepire solo l'essenza delle cose, per quello che sono, qui e ora, una dote che gli adulti non posseggono, se non in casi rarissimi». La russa Polina Rubtsova, della Mou secondary general school, rappresenta le tecnologie spaziali con tutta una serie di simbologie che rimandano al mondo degli adulti, della scienza. Ma nel suo acquerello due astronauti, maschietto e femminuccia, svolazzano divertiti ed equidistanti in un cosmo umanizzato, ognuno con un proprio compito preciso.

Il concorso vuole aprire un più ampio dibattito a livello di società civile, e raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio: ovvero migliorare la vita delle donne, combattendo i pregiudizi. Si tratta di temi ancora poco dibattuti nelle nostre scuole, ma le discriminazioni sono sempre più sotto gli occhi di tutti ed è li che i bimbi di oggi, ovvero gli adulti di domani, dovrebbero imparare a confrontarsi. Perché- come nel pastello di Emily Bhola della St. Andrew's Anglican School di Tobago - «nella vita possiamo diventare qualsiasi cosa vogliamo».

Fonte: Io Donna del Corriere della Sera

Data di pubblicazione
05/12/2011
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Pubblicato il: Lunedì, 05 Dicembre 2011 - Ultima modifica: Giovedì, 08 Marzo 2018

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