

Con il varo della Legge di stabilità e le novità introdotte a vari livelli (taglio del cuneo fiscale, blocco delle pensioni più elevate, stretta sugli statali, rimodulazione delle tasse locali sugli immobili, spending review, rilancio infrastrutture, rifinanziamento ammortizzatori sociali ecc.) il nostro Paese sembra orientato a uscire dalla zona degli stati a rischio di "default". In attesa della definitiva approvazione da parte dei due rami del Parlamento, ci si interroga su quali ripercussioni potranno avere tutte queste novità sulle famiglie, che rappresentano l’asse portante della società. Il Sir lo ha chiesto a Roberto Bolzonaro, vice-presidente del Forum delle associazioni familiari (www.forumfamiglie.org - www.forumfamiglie.tn.it)
L’imperativo dello Stato è far quadrare i conti e rientrare, per quanto possibile, dall’enorme debito pubblico accumulato oltre che nei parametri europei. L’imperativo dei cittadini è far quadrare i conti e sostenere un bilancio familiare sempre più in difficoltà per milioni di famiglie. Come si conciliano queste due esigenze?
"Rispondo dicendo: Ok alla spending review, ok alla lotta all’evasione fiscale, ok alla riduzione dei costi della politica, ma al di là dei facili slogan, vedendo che su queste strade si rimane, ahimè, solo sul piano accademico, perché non defiscalizziamo? Intendo, defiscalizzare in modo equo, così che le risorse vadano dove devono andare per produrre ulteriore ricchezza per tutti, non speculazione o arricchimento di pochi! Occorre investire sull’unica risorsa che ha tenuto in piedi il Paese in questo periodo di crisi: la famiglia".
Cosa significa una "defiscalizzazione equa"?
"Anzitutto vuol dire dare risorse a chi ne ha davvero bisogno e che le rimette subito nel circolo economico, rilanciando i consumi. Così si crea un circolo virtuoso di aumento dei posti di lavoro oltre che di gettito Iva. Al Forum Famiglie abbiamo tradotto una tale visione con la formula del ‘Fattore Famiglia’".
Buona l’idea di un fisco amico della famiglia, ma quanto costerebbe?
"Il ‘Fattore Famiglia’ applicato alla fiscalità generale porterebbe, a regime, un mancato introito per lo Stato valutabile in circa 16 miliardi di euro (1 punto di Pil), dei quali 2 sono già stati stanziati nella precedente finanziaria. Ne rimangono 14. Con interventi di 2-3 miliardi all’anno in pochi anni si potrebbe andare a regime. I 14 miliardi che rimarrebbero nelle tasche delle famiglie, soprattutto con figli a carico, verrebbero quasi per intero riversati sul mercato dei consumi, con benefici innegabili sul campo economico. Almeno la metà dei mancati introiti rientrerebbero comunque nelle casse dello Stato in altre forme. Gli effetti sono stati così calcolati: una crescita dei consumi per 12,7 miliardi di euro; un recupero Iva di 2,5 miliardi e maggiori introiti fiscali per 3,8 miliardi. In più si creerebbero 200mila posti di lavoro e un milione di famiglie salirebbe sopra la soglia di povertà".
Che dire delle novità introdotte con la legge di stabilità dal Governo Letta?
"Due aspetti mi sembrano interessanti. Il primo è lo sgravio in busta paga che dovrebbe distribuire 14 euro al mese per dipendente. È un primo passo, ma riteniamo che, invece di una distribuzione a pioggia, sarebbe meglio un intervento modulato per fasce di reddito, così che gli sgravi beneficino chi ne ha davvero bisogno. Per quanto riguarda le nuove tasse sugli immobili, Tari, Tasi, Trise, dobbiamo aspettare i regolamenti comunali. Un aspetto positivo è che per la prima volta i comuni potrebbero applicare riduzioni tariffarie in base alla capacità contributiva delle famiglie. Questo è un messaggio culturale importante, speriamo che si tramuti da dichiarazioni di principio in fatti concreti. Del resto il Parlamento ora deve emendare la legge e potrebbero venire novità, speriamo positive".
Come Forum famiglie che contributo intendete dare?
"Studieremo la legge di stabilità approfonditamente. Ma posso dire che, ad esempio, sulle detrazioni per il lavoro dipendente, auspichiamo che vengano modulate sul carico familiare. Circa le tasse sulla casa ho risposto sopra. Cercheremo di organizzare degli emendamenti da proporre al Governo, coinvolgendo i parlamentari sensibili al tema della valorizzazione della famiglia, che sappiamo essere presenti in maniera trasversale in diverse forze politiche".
Vi siete occupati anche dell’Isee proponendo una valutazione di impatto sulla famiglia. Cosa significa?
"Vorremmo che su questo tema così delicato si evitasse l’errore successo con gli ‘esodati’. La riforma pensionistica ha deciso un salto così alto ed immediato che chi è rimasto fuori lo è per sempre e drasticamente. Difatti non tutti gli ‘esodati’ sono stati ancora salvati. Vorremmo evitare che con il nuovo Isee si arrivi a ‘esodare le famiglie’, peggiorando drasticamente la loro situazione".
Come sarebbe possibile?
"Con la nuova Isee, che andrebbe a inglobare case rivalutate ai fini Imu, redditi e altri cespiti, non solo si avrebbe un aumento tecnico dell’indice stesso, ma scatterebbero automaticamente aumenti di rette degli asili e su vari altri servizi, oltre che delle tasse sulla casa (quali la ormai ‘vecchia’ Tares o le nuove Tari, Tasi, Trise). L’Isee è quindi da rivedere subito per capirne l’impatto familiare completo. Basti pensare a cosa succederà ai proprietari di case, anche di modesto valore, che andranno a pagare le nuove tasse il cui impatto potrebbe addirittura essere superiore alla tanto discussa Imu".
C’è una qualche soluzione tecnica che potreste proporre, specie per le famiglie numerose con due o più figli?
"Sono da evitare le cosiddette ‘scale di equivalenza double-face’, cioè dove i figli valgono poco quando è ora di aiutarli, e valgono molto quando bisogna far pagare, ad esempio, l’immondizia. Oppure interventi per evitare il ‘peso eccessivo’ della prima casa, sempre in presenza di figli, che fa scattare tasse elevate anche per un immobile di medio-basso valore. Senza azioni in queste direzioni non solo non si uscirà dalla crisi, ma si avranno sempre più famiglie sotto la soglia di povertà, sempre meno figli, sempre più coppie giovani in difficoltà e un sistema previdenziale destinato comunque al collasso perché progressivamente sbilanciato sugli anziani".