

Indagine Caritas
Cala la povertà relativa in provincia di Trento, secondo il rapporto Caritas. In ogni caso. Rispetto al numero totale delle famiglie in provincia, ovvero 225.000, il 5,9% del totale rappresenta oltre il 13.000 nuclei familiari in difficoltà.
Nelle province di Trento e, anche di Bolzano, in ogni caso, l’incidenza della povertà relativa è inferiore alla media nazionale. In Italia dopo alcuni anni di relativa stabilità, il fenomeno della povertà economica appare in leggera crescita: nel 2009 al 2010 la povertà relativa nel Paese è infatti aumentata dell’1,8%, passando dal 10,8% all’11% delle famiglie residenti.
Nella provincia di Trento si colloca sotto la linea di povertà relativa il 5,9% delle famiglie residenti, nella provincia di Bolzano il 9,5%. I dati emergono dal <<Rapporto 2011 su povertà ed esclusione sociale>>, a cura della Caritas italiana e della Fondazione Zancan.
Per la prima volta a Bolzano si registra una maggiore incidenza della povertà rispetto alla provincia di Trento (di 3,6 punti percentuali). Rispetto al 2009 si registrano due dinamiche opposte: se nella provincia di Trento l’incidenza povertà scende di 3,8 punti percentuali, nella provincia di Bolzano di registra un aumento di 2,4 punti.
Nel quadro complessivo delle regioni italiane le province di Trento e di Bolzano (quest’ultima in una posizione migliore) si collocano in una posizione intermedia rispetto alle regione più povere (Basilicata, Sicilia e Calabria) e dove c’è bassa incidenza di povertà (Lombardia, Emilia Romagna e Umbria). Oltre alla povertà economica in senso stretto, il rapporto utilizza fonti Istat per altre statistiche che valutano il profilo socio-economico. In Trentino Alto Adige viene riferito che la situazione è <<sostanzialmente positiva>>.
Indagine Acli
L'acquisto di prodotti a basso costo, il taglio alle spese per tempo libero e cultura, ma soprattutto l'aiuto economico dei parenti. Sono le 'strategie di galleggiamento' delle famiglie italiane di fronte alla crisi economica, secondo un'indagine realizzata dalle Acli sulle persone che si rivolgono agli sportelli dell'associazione.L'inchiesta e' stata realizzata tra marzo e luglio in 12 regioni italiane (Abruzzo, Calabria, Campania, Lazio, Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Veneto) su un campione di famiglie (1500 questionari), nell'ambito delle attivita' di sperimentazione del progetto 'Link', finanziato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.Una famiglia su quattro nell'ultimo anno ha chiesto un aiuto economico ai parenti per fronteggiare la crisi, il 40% degli intervistati non e' riuscito a pagare le bollette; il 22% ha tardato il pagamento delle rate di un bene acquistato; l'81% ha acquistato prodotti a basso costo. Tempo libero, cultura, ma anche cura della persona sono le voci di consumo che maggiormente si riducono, mentre subiscono contrazioni piu' contenute le spese per la casa, la mobilita' e le comunicazioni. ''Sembra piu' facile rinunciare a libri, cinema e palestra piuttosto che al telefonino'', osservano i curatori dell'indagine.Per il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, ''i dati di questa indagine ci restituiscono l'immagine di un gran numero di famiglie italiane, non solo quelle che incontriamo nei nostri servizi e nelle nostre attivita'.Famiglie che cercano di resistere alla crisi adottando strategie di contenimento dei costi faticose, a volte contraddittorie, e spesso insufficienti, dovendo ricorrere spesso al sostegno economico dei parenti. Non possiamo continuare ancora a considerare le famiglie come unico salvagente del nostro welfare''.
Fonti: Trentino, Asca