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Violenza sulle donne, uscirne si può

Il 25 novembre cade la giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Fatti che rimangono nel "sommerso" e che spesso oscurano la reale portata del fenomeno e lasciano le vittime sole con se stesse.

l 25 novembre cade la giornata internazionale contro la violenza sulle donne, proclamata dall'Assemblea dell'Onu nel 1999. Con l'occasione in Provincia, l'assessore alle pari opportunità Lia Giovanazzi Beltrami, assieme ai dirigenti e ai tecnici del settore e agli altri soggetti che operano sul territorio per contrastare il fenomeno e assistere le donne vittime di violenza, ha presentato le iniziative previste per il 2011, assieme ai dati relativi agli accessi ai servizi socio-assistenziali. Presentato anche il vademecum realizzato dall'Osservatorio provinciale sulla violenza di genere, su indicazione del Comitato istituito dopo il varo della legge 6 del 2010, che raccoglie i soggetti pubblici e privati attivi in questo delicato settore; la pubblicazione rappresenta uno strumento di concreta utilità per tutte le donne che intendono uscire dal "sommerso" che spesso oscura la reale portata del fenomeno e lascia le vittime sole con se stesse.

I nuovi accessi alle strutture che offrono assistenza alle donne vittime di violenza, dal gennaio all'agosto 2011, sono stati 213; il dato è di difficile lettura, sia perché esso registra i "nuovi utenti" (sconosciuti ai servizi o in carica da meno di un anno) sia perché uno stesso utente può essersi rivolto a più strutture di assistenza e quindi essere stato registrato più volte. Tuttavia scorporandolo, è possibile trarre alcune utili indicazioni su una realtà che, come sottolineato dall'assessore Beltrami, fatica ancora ad uscire dalla dimensione "privata" in cui spesso rimane confinata, specie quando la violenza è commessa dentro le mura domestiche.
Gli utenti sono per il 67% di nazionalità italiana, per il 6,1% appartenenti ad un paese dell'Unione europea e per il restante 26,8% di provenienza extraeuropea. Già questo potrebbe trarre in inganno, portando a sovrastimare l'entità delle violenze a danno di cittadine extracomunitarie: in realtà è facile capire che una donna trentina, se vittima di violenza, ha a disposizione una rete di soggetti - parenti, amici - che la possono supportare, e quindi tendenzialmente può non sentire, quantomeno non in tutti i casi, il bisogno di rivolgersi ad una struttura specializzata, mentre una donna straniera, sola, lontana dalla famiglia di origine, spesso non ha altra scelta se non quella di chiedere aiuto a istituzioni e associazioni. Per quanto riguarda la fascia d'età, non si colgono invece grandi differenze nell'arco che va dai 20 ai 50 anni. Riguardo allo stato civile, il 54,9 % delle utenti è coniugata, il 16,9 per cento nubile, il 15,5% convivente. Titolo di studio: il 35% delle donne che si sono rivolte ai servizi ha un diploma, il 23,9% il diploma elementare, il 17,8% la laurea, l'8% un diploma professionale. Dai dati presentati dal dottor Luca Comper, dirigente del Servizio politiche sociali e abitative della Provincia, e sempre relativi ai nuovi accessi, si possono desumere utili indicazioni anche riguardo alle tipologie di violenza subita. Due le grandi categorie: violenza fisica, dichiarata 186 volte, e violenza psicologica, dichiarata 185 volte. L'autore della violenza è in 114 casi il marito, in 33 il convivente, l'ex-partner in 33 casi. Nel 70% dei casi la violenza non è stata dichiarata alle Forze di polizia, nel 29% sì.
I dati 2011 non sono confrontabili con quelli del 2009 e del 2010, che registravano le utenti "in carico" alla data di rilevazione e non i "nuovi accessi" (nel 2009 erano 308, nel 2010 354). La metodologia di raccolta dei dati si sta comunque affinando, e dal prossimo anno sarà possibile avere un quadro ancora più preciso. Al proposito, nel corso della mattinata è stata presentata, da Cristiano Vezzoni, ricercatore presso il Dipartimento di Sociologia dell'Università di Trento, una ricerca che l'ateneo sta conducendo, in collaborazione con l'Osservatorio sulla violenza di genere, che consentirà di disporre di una conoscenza più esaustiva del fenomeno.
Lucia Trettel, direttore dell'Ufficio per le politiche di pari opportunità, ha presentato infine un vademecum che sarà distribuito nei prossimi giorni su tutto il territorio provinciale, concepito proprio per essere uno strumento di prima utilità al servizio delle donne vittime di violenza. Oltre ad illustrare come si riconosce la violenza, nelle sue varie tipologie (non solo quindi la violenza fisica, ma anche quella psicologica, economica e sessuale), la pubblicazione raccoglie indirizzi e informazioni relative all'intera rete antiviolenza del Trentino, che comprende, oltre ai soggetti istituzionali, sei realtà del privato-sociale: Alfid, Casa accoglienza alla vita "Padre Angelo", casa tridentina della giovane Acisjf, Centro antiviolenza, Fondazione famiglia materna e Punto d'approdo.
"Gli sforzi che stiamo facendo - ha detto ancora l'assessore Beltrami, che ha portato anche i saluti dell'assessore alle politiche sociali Ugo Rossi e del presidente Lorenzo Dellai - vanno proprio nella direzione di rafforzare questa rete e la collaborazione fra le diverse realtà che la compongono. Lo spirito con il quale abbiamo varato la nuova legge era innanzitutto questo e devo ringraziare tutti i soggetti territoriali, alcuni dei quali già attivi da decine di anni, per averlo colto appieno."
Fra le iniziative in fase di studio anche la realizzazione di alcune case-accoglienza per le donne vittime di violenza e bisognose di protezione, anche qui, valorizzando in primo luogo le realtà che hanno già maturato significative esperienze nel settore.

Data di pubblicazione
24/11/2011
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Pubblicato il: Giovedì, 24 Novembre 2011 - Ultima modifica: Giovedì, 08 Marzo 2018

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